Dall'impressionismo e neoimpressionismo di Georges Seurat alle avanguardie artistiche

SAGGI, RECENSIONI E ARTICOLI

Olga Ferretti

4/11/202510 min leggere

Il XIX secolo rappresenta per la storia dell'arte contemporanea una tappa fondamentale senza la quale sarebbero inconcepibili i successivi movimenti artistici quali l'astrattismo, il cubismo, il futurismo. Ripercorrerne le tappe essenziali rende più chiara la sua rilevanza per l'arte successiva e permette di comprendere come determinate tematiche ed artisti (tra i quali è d'obbligo annoverare Vincent van Gogh, Paul Gauguin, Paul Cézanne e Georges Seurat) poterono influenzare, in misura rilevante se non pressoché esclusiva, grandi artisti del Novecento.

Michel-Eugène Chevreul fu una figura molto importante nella Francia del XIX secolo: negli anni '30 fu infatti direttore della Manufacture des Gobelins, storico laboratorio parigino di tessitura di arazzi, ed appunto lavorando con i tessuti si accorse di come i colori complementari, qualora accostati, si risaltassero a vicenda e di come la loro luminosità aumentasse, secondo il principio che prese il nome di "contrasto simultaneo". Il chimico pubblicò il suo corposo studio sulla luce e sul colore (De la loi du contraste simultané de couleur et de l'assortiment des objets colorés considéré d'après cette loi, Parigi, 1839), realizzando ciò che prese il nome di "cerchio cromatico" - dispositivo col quale classificare le sfumature di colore (che lo stesso Chevreul avrebbe poi impiegato a beneficio della propria attività).

Lo scrittore e pittore David Pierre Humbert de Superville elaborò il trattato teorico Essai sur les signes inconditionnels dans l'art (Leyde, 1827), ove associò ai segni e alle linee dei volti delle emozioni. Concetti assai elaborati, visionari e decisamente precoci all'epoca in cui vennero sviluppati, in quanto si trattò di leggere il colore non canonicamente, ma come segno astratto.

Il trattato del pittore, detto "Giottino" per la sua grande passione per Giotto, sarà poi ripreso dallo scrittore Charles Blanc nel 1867, anno di pubblicazione del suo trattato Grammaire des Arts du Dessin. I temi di questi trattati furono anche oggetto di conversazione pubblica e privata di Baudelaire; in una lettera a Wagner datata 17 febbraio 1870, egli così scrisse:

«Infine, ho provato, e vi scongiuro di non ridere, delle sensazioni che probabilmente derivano dal modo di essere del mio spirito e dalle mie preoccupazioni più frequenti. In ogni punto vi si scorge qualcosa di elevato che spinge ad elevarsi, qualcosa che aspira a superarsi, qualcosa di grandioso e di superlativo. Per esempio, per servirmi di un paragone tratto dalla pittura, io vedo davanti ai miei occhi una vasta distesa di rosso scuro. Questo rosso rappresenta la passione, ed io lo vedo crescere gradualmente, attraverso tutte le transizioni del rosso e del rosa, fino all'incandescenza di una fornace. Sembrerebbe difficile, quasi impossibile, concepire qualcosa di più ardente; e tuttavia un'ultima colata traccia un solco ancor più bianco sul bianco che le fa da sfondo. Questo è, se volete, il supremo grido dell'anima innalzata al punto più alto del suo parossismo»[1].

Nel 1874 in Francia accadde qualcosa di straordinario, talmente straordinario da incrinare per la prima volta la rigidità accademica che per secoli dettò le leggi del gusto: presso lo studio del fotografo Felix Nadar vennero esposte, per fini commerciali, le opere di artisti orientati verso un gusto non accademico, ovvero gli Impressionisti, così chiamati - in senso dispregiativo - dal critico Louis Leroy.

Essi non furono però i primi in assoluto ad andare contro il potere del sistema accademico giacché, prima di loro, lo fece a modo suo Gustave Courbet, quando la Giuria dell'Esposizione Universale Parigina del 1855 rifiutò di esporre due suoi dipinti. Egli decise infatti di esporli comunque, sebbene al di fuori degli spazi ufficiali della mostra, in un proprio padiglione - con ciò contribuendo in modo sostanziale alla libertà degli artisti delle generazioni successive che, seguendone l'esempio, avrebbero potuto svincolarsi sempre più dal potere censorio dell'ambiente accademico.

Le avanguardie fecero appunto questo: si slegarono dal potere politico ed economico creando delle realtà lontane dal consumismo cittadino, ponendosi domande sul proprio ruolo a livello sociale, oltre che artistico, allontanandosi da Parigi per riunirsi in piccoli cenacoli come accadde a Pont-Avent, dove si ritirò Paul Gauguin assieme ad altri pittori, o ad Arles, luogo decisivo per Vincent van Gogh. L'isolamento dell'artista, avviato da Courbet e portato avanti dagli Impressionisti, lontano dalla confusione della capitale, portò a un radicale rinnovamento della sua arte. Sebbene gli impressionisti non costituirono un gruppo particolarmente coeso e omogeneo, il loro riunirsi in movimento fu l'unica risposta possibile alla realtà francese. La loro scelta comune - in ambito artistico - fu quella di fondarsi su un unico elemento, quello luminoso, che ogni membro del movimento - Monet, Pissarro, Degas, Renoir ... - avrebbe poi sviluppato in maniera differente, in base alle proprie ricerche. Il caso di Cézanne è uno dei più peculiari: partendo da una ricerca luministica il pittore giungerà a dare massimo rilievo ai volumi.

L'elemento luminoso della ricerca impressionista fu recepito da artisti come Vincent van Gogh che, allontanatosi dalla propria dimora in Olanda, dove la sua tecnica pittorica si basava su una tavolozza scura e cupa (che in quel momento esprimeva al meglio le sue esigenze espressive e la realtà che conosceva) si trasferì a Parigi. Precedentemente ad Anversa, vide dei dipinti impressionisti, dei quali comprese l'importanza e la carica innovativa. Durante il soggiorno parigino del 1886 il pittore conobbe Pissarro, che lo coinvolse nella vita sociale parigina: studiò la teoria di Georges Seurat, fu vicino a Paul Signac; in sostanza fu in stretto contatto con l'avanguardia francese dell'epoca - cosa che lo portò a prendere le distanze dalla sua iniziale tecnica pittorica per orientarsi verso tinte più brillanti e luminose, tipiche dell'arte impressionista, adattandole a quelle che erano le sue più intime e nuove esigenze espressive. Il mutamento è evidente nell'Autoritratto del 1887, dove le tinte scure scompaiono per far posto a luce e a colori brillanti, realizzati con una pennellata a losanga, molto simile a quella del suo conoscente Signac. Van Gogh ricopre un ruolo fondamentale nell'arte ottocentesca, carico di conseguenze anche per l'arte del secolo successivo e, specialmente, per l'arte astratta, assieme a Paul Gauguin e a Paul Cézanne.

Vincent van Gogh, Autoritratto, 1887.

Il 1886 fu un anno contraddistinto da grandi avvenimenti: l'arrivo di van Gogh a Parigi, l'avvio dello scambio di idee tra diversi artisti presso Ville Lumière, l'esposizione dell'opera di Seurat Un dimanche après-midi à l'Île de la Grande Jatte, l'ultima esposizione impressionista, l'inizio della circolazione delle stampe giapponesi e l'avvento del sintetismo di Gauguin, fondamentale per il movimento dei Nabis.

Andò formandosi un gusto estetico capace di andare oltre quello accademico, nel quale convivevano anime e idee di artisti che conducevano una ricerca non intesa solamente dal punto di vista tecnico-scientifico, bensì anche da un punto di vista spirituale.

Kandinskij ne fu un perfetto esempio. Costui, separatosi dalla sua Russia - evocata più volte nella sua produzione pittorica - arrivò in Europa e, nel 1895, rimase molto colpito da un'opera in particolare, Les Meuls di Claude Monet. Non riuscendo a riconoscere il soggetto del quadro, ovvero i covoni, rimase inizialmente perplesso per poi realizzare che il reale soggetto dell'opera consisteva nella pittura. Così cominciò il viaggio che fece approdare Kandinskij all'astrattismo: partendo da un'opera impressionista, dalla quale prese il via lo svincolamento dall'oggetto in quanto tale per dare spazio nell'opera allo spirito e all'essenza. L'operazione compiuta da Kandinskij potrebbe essere letta anche come una critica alla società d'allora, giudicata troppo materialista.

L'impressionismo rappresentò in parte la chiave del cambiamento del gusto estetico, ma non ne fu l'esclusivo motore. Sempre in quegli stessi anni, il critico Félix Fenon - scrittore di diversi saggi sulla mostra al Salon des Indépendants dove Seurat espose la già menzionata Grande Jatte - definì un nuovo movimento artistico: il neo-impressionismo, non molto diverso dall'impressionismo, dal quale prendeva ispirazione. Fu questo nuovo movimento che rappresentò, coi suoi due giovani Georges Seurat e Paul Signac, l'altra matrice del cambiamento. Il neo-impressionismo - detto anche impressionismo scientifico - e l'impressionismo partirono da un denominatore comune, lo studio sulla luce, declinato però in maniera differente; nel caso del neo-impressionismo questo studio si fondò sulle ricerche scientifiche del tempo, ovvero il cerchio cromatico di Chevreul, la sua teoria del contrasto simultaneo e gli scritti di Charles Blanc.

Georges Seurat, Un dimanche après-midi à l'Île de la Grande Jatte, 1884-1886.

Seurat intuì portata delle scoperte scientifiche del secolo e riuscì ad avvalersene sulla tela, arrivando ad esprimere al meglio, tramite colori e punti, quelle che erano le sue reazioni emotive dinanzi un soggetto. Rigoroso e metodico fu lo stile di quest'artista - proprio come la sua personalità - ma fu anche sospeso e poetico, capace di trasportare lo spettatore in un'altra dimensione.

«L'impasto del colore della ricerca non avverrà più sulla tavolozza, ma direttamente sulla tela, con una disposizione serrata di piccoli punti, di virgole cromatiche, fitti come gragnuola, a colori puri e complementari rosso-verde, arancio-blu, giallo-violetto. A una certa distanza, quei numerosi punti, per una legge di ottica, avrebbero creato la fusione e la desiderata maggiore intensità luminosa direttamente nella retina di chi guarda»[2].

Il pittore Camille Pissarro non esiterà ad affermare a proposito dell'operato di Seurat, in una lettera indirizzata al proprio figlio, quanto segue: «Credo che avrà un giorno conseguenze importantissime per l'arte. Seurat ha davvero scoperto qualcosa»[3].

La teoria del contrasto simultaneo e il pointillisme di Seurat trovarono oppositori, ma ebbero anche molta risonanza, tanto che diversi artisti si cimentarono nella realizzazione, pur solo per un breve periodo, di opere puntiniste (che potrebbe essere considerate punto d'inizio per una ricerca che condurrà, in qualche caso, a un'arte più astraente). Gauguin utilizzò la tecnica del pointillisme, così come anche van Gogh la utilizzò per la realizzazione di molti paesaggi; in Italia si formulerà il divisionismo, movimento guidato da Giovanni Segantini che deve molto alla ricerca di Seurat; Pisarro stesso, dopo l'esperienza impressionista si avvicinò a quella divisionista; nel 1906 Robert Delaunay sviluppò la tecnica di Seurat in Paesaggio con disco e attuò molte ricerche sul colore; infine il pointillisme venne impiegato dai Fauves, anche se in maniera completamente differente: «... nei Fauves quel colpeggiare serrato permetteva la scoperta del colore puro, della sonorità, della sua bellezza timbrica ...»[4]. I dipinti di artisti come Maurice De Vlamick e André Derain ben lo dimostrano.

Le ricerche scientifiche, i trattati e le nuove teorie estetico-filosofiche di XIX secolo portarono all'utilizzo di nuove tecniche pittoriche, ma soprattutto smossero l'interiorità degli artisti così da rivoluzionare l'arte nel suo profondo, dove il soggetto di un'opera d'ora in poi diverrà la pittura stessa, sottolineandone così la componente più spirituale, attitudine cara all'astrattismo. Gli artisti coinvolti e le avanguardie furono tasselli e passaggi fondamentali che diedero vita a collettivi e collaborazioni che cambiarono le sorti della storia dell'arte.

-Olga Ferretti-

Bibliografia di riferimento e testi suggeriti

  • Marco Valsecchi, Maestri moderni, Milano, Garzanti, 1956.

  • Roberto Salvini, Dal Cinquecento ai giorni nostri, vol. III de "Lineamenti di storia dell'arte, Firenze, la Nuova Italia, 1959.

  • Filiberto Menna, Mondrian. Cultura e poesia, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1962.

  • Alberto Busignani, Carlo Cresti, Lara-Vinca Masini, L'arte moderna, vol. XI de "Il mondo delle forme. Antologia universale dell'arte", Firenze, Sadea Sansoni, 1970.

  • Charles Baudelaire, Richard Wagner, Firenze, Passigli, 1983.

  • Thomas Parsons, Iain Gale, Dal postimpressionismo all'espressionismo. 1880-1920, Firenze, Giunti, 1993.

  • Georges Roque, Che cos'è l'arte astratta? Una storia dell'astrazione in pittura. (1860-1960), Roma, Donzelli, 2004.

  • Jolanda Nigro Covre, Arte contemporanea: le avanguardie storiche, Roma, Carocci, 2008.

  • Federica Rovati, L'arte dell'Ottocento, Torino, Einaudi, 2017.

Note

[1] Charles Baudelaire, Richard Wagner, Firenze, Passigli, 1983, p. 104.

[2] Marco Valsecchi, Maestri moderni, Milano, Garzanti, 1956, p. 136.

[3] Thomas Parsons, Iain Gale, Dal postimpressionismo all'espressionismo. 1880-1920, Firenze, Giunti, p. 45.

[4] Valsecchi, op. cit., p. 184.

Immagini

In copertina: George Seurat, Tempo grigio, Grande Jatte, 1888, New York, Metropolitan Museum of Art; fonte: Wikimedia Commons; licenza: pubblico dominio; immagine modificata.

Anonimo, Ritratto fotografico di Michel Eugène Chevreaul, data ignota; fonte: Wikimedia Commons; licenza: pubblico dominio. Visibile solo da computer

Jacobus Ludovicus Cornet, Ritratto di David Pierre Giottino Humbert de Superville, 1840-1849 ca., Amsterdam, Rijksmuseum; fonte: Wikimedia Commons; licenza: pubblico dominio. Visibile solo da computer.

Felix Nadar, Ritratto fotografico di Charles Blanc, 1865 ca.; fonte: Wikimedia Commons; licenza: pubblico dominio. Visibile solo da computer.

Vincent van Gogh, I mangiatori di patate, 1885, Amsterdam, Van Gogh Museum; fonte: Wikimedia Commons; licenza: pubblico dominio. Visibile solo da computer.

Vincent van Gogh, Autoritratto, 1887, Parigi, Musée d'Orsay; fonte: Wikimedia Commons; licenza: pubblico dominio.

Georges Seurat, Un dimanche après-midi à l'Île de la Grande Jatte, 1886, Chicago, Art Institute of Chicago; fonte: Wikimedia Commons; licenza: pubblico dominio.

Camille Pissarro, Felix Pissarro che legge, 1893, già casa d'aste Christie's; fonte: Wikimedia Commons; licenza: pubblico dominio. Visibile solo da computer.

Giovanni Segantini, Mezzogiorno nelle Alpi, 1891, Saint Moritz (Svizzera), Museo Segantini; fonte: Wikimedia Commons; licenza: pubblico dominio. Visibile solo da computer.

L'impressionismo, il neo-impressionismo e, in particolare, le figure di Georges Seurat e di Paul Signac aprirono le porte a quelle avanguardie artistiche che, già dai primi anni del XX secolo, segnarono per sempre la storia dell'arte. Per percorrere questo itinerario dal suo inizio è necessario tenere presenti le importanti scoperte del secolo, nonché il ruolo di rilievo che ebbero personaggi quali il chimico Michel-Eugène Chevreul (1799-1889), lo scrittore e pittore olandese David Pierre Humbert de Superville detto "Giottino" (1770-1849) ed il poeta e critico d'arte Charles Blanc (1813-1882).

Vincent van Gogh, I mangiatori di patate, 1885.

Michel-Eugène Chevreul

David Pierre Giottino Humbert de Superville

Charles Blanc

Camille Pissarro, Felix Pisarro che legge, 1893

Giovanni Segantini, Mezzogiorno nelle Alpi, 1891